Arboricoltura da legno

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Arboricoltura da Legno

L'Arboricoltura da Legno (AdL) è una attività di coltivazione di specie arboree e/o arbustive, volta alla produzione di assortimenti destinati a vari utilizzi. Le funzioni svolte dall'AdL non si limitano solamente agli aspetti produttivi. Sono, infatti, sempre più evidenti altri benefici: miglioramento del paesaggio, opportunità ricreative, costituzione di corridoi ecologici, fitodepurazione e fitorimedio, frangivento, produzione di frutti e, non ultimo, assorbimento dell'anidride carbonica e fissazione del Carbonio, per citare i principali. In questi casi si parla di arboricoltura multifunzionale.

L'art. 14 della L.R. n. 52/1978 e l'art. 2 del D.Lgs. n. 227/2001, considerano l'AdL una coltura specializzata: ne consegue che alla scadenza del ciclo produttivo (turno) il terreno occupato potrà essere destinato ad altre tipologie di coltivazione o di gestione ammissibili (reversibilità). Le piante che sono destinate a fornire i prodotti e/o i servizi che il conduttore dell'impianto intende ottenere sono denominate principali, mentre le accessorie concorrono a rendere più agevole la coltivazione delle prime, migliorandone la produzione e la qualità tecnologica mediante l'innalzamento della chioma e il contenimento della ramosità, l'aumento della fertilità e della copertura del suolo, la difesa dai fattori ecologici avversi, oltre che fornendo produzioni aggiuntive (es. biomassa).

L'AdL può essere realizzata mediante impianti puri oppure misti, con o senza specie accessorie.Negli impianti puri è presente una sola specie principale (esempio: pioppicoltura monoclonale, quelli misti sono composti da due o più specie principali, generalmente a turno medio - lungo (superiore a 15 anni). I rischi dovuti all'azione dei fattori naturali avversi sono più contenuti rispetto megli impianti misti e così pure quelli dovuti a fattori economici, poiché le specie principali possono produrre assortimenti diversi. La loro gestione può invece essere più complessa, assumendo caratteristiche simili alla selvicoltura classica.

In base alla tipologia degli assortimenti ritraibili, l'AdL può essere destinata alle seguenti produzioni: (1) biomassa legnosa; (2) legname di qualità; (3) biomassa e legname di qualità.

La progettazione di un impianto di arboricoltura da legno richiede la conoscenza di una serie di elementi, che risultano fondamentali per una corretta scelta delle specie idonee al raggiungimento degli obiettivi individuati. La continua evoluzione di questo settore, che in futuro potrà assumere un'importanza sempre maggiore, comporta anche l'esigenza di attivare iniziative di ricerca e di sperimentazione, al fine di individuare e diffondere modelli colturali, tecniche e tecnologie di coltivazione, che permettano di massimizzare le diverse funzioni svolte dall'AdL. La diffusione dell'AdL è incentivata mediante la concessione di aiuti erogati nell'ambito dei bandi di attuazione del Programma di Sviluppo Rurale (PSR). Altri aiuti sono previsti dalla normativa regionale, in particolare la Legge 30 giugno 2006, n. 8 che incentiva la produzione di biomasse a uso energetico e industriale.

Per approfondimenti

Siti Internet

Pubblicazioni

  • Buresti Lattes E.; Mori P. (2004) "Conduzione e valutazione degli impianti di Arboricoltura da Legno", ARSIA Toscana
  • Buresti Lattes E.; Mori P. "Schede per la progettazione e la conduzione delle piantagioni", Regione Autonoma Friuli V.G.
  • Regione del Veneto - Direzione Foreste ed Economia Montana (a cura della), "Arboricoltura e biomasse legnose" - Atti del convegno di Portogruaro (VE), 29 novembre 2007.
  • Regione Piemonte e Regione Lombardia (2005), "Potare per produrre legname di pregio negli impianti di arboricoltura", (DVD).

 

Piano del settore Castanicolo

L'Italia è tra i principali produttori ed esportatori mondiali di castagne (Castanea sativa, Miller). Sul mercato interno, la debolezza strutturale della produzione, caratterizzata da piccole aziende localizzate prevalentemente in montagna e collina, i mutati consumi alimentari e la crescente concorrenza asiatica, minacciano la sopravvivenza di un settore che può garantire un'importante fonte di reddito e la tutela ambientale e paesaggistica dei territori.

Il castagno ha assunto in passato e assume ancora oggi un ruolo preminente tra le formazioni forestali italiane, non solo per l'elevata produttività, la qualità e la varietà degli assortimenti legnosi, ma soprattutto per la consistente presenza sul territorio nazionale. Dei 10,5 milioni di ettari occupati da boschi, la frazione investita a castagno rappresenta il 7,53% di quella forestale, per un totale di circa 780.000 ha. Si tratta di un patrimonio forestale, in gran parte di origine antropica, la cui ubicazione si concentra in diverse Regioni. In Veneto la superficie a castagneti è di 18.302 ha, corrispondente al 4,10 % dell'intera superficie forestale (dati INFC - Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali di carbonio, 2005 e successivi aggiornamenti).

Al fine di affrontare i problemi del settore castanicolo italiano, il MiPAAF ha promosso un Tavolo Nazionale di Coordinamento della Filiera castanicola costituito da tecnici del settore, ricercatori, rappresentanti del mondo castanicolo, Amministrazioni pubbliche a livello centrale, regionale e locale, al fine di concertare un Piano per il rilancio del comparto. In data 18 novembre 2010 la Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano ha approvato il Piano del settore castanicolo 2010 - 2013, che è stato redatto da quattro Gruppi di lavoro, coordinati da uno Steering committee. Le tematiche specifiche affrontate dai singoli Gruppi sono state così suddivise:

  • 1. Politiche di settore: produzione, trasformazione, commercializzazione e problematiche comunitarie.
  • 2. Marketing territoriale, valorizzazione e multifunzionalità.
  • 3. Tecniche di produzione e ricerca suddiviso in tre sottogruppi: 3.1 tecniche colturali, miglioramento genetico e scelte varietali; 3.2 difesa e avversità; 3.3 meccanizzazione post-raccolta e fonti rinnovabili.
  • 4. Valorizzazione della produzione legnosa e sua multifunzionalità.

Nel Piano sono contenuti i più importanti risultati emersi dai lavori dei Gruppi, ovvero i punti di forza e di debolezza, le minacce e le opportunità del settore castanicolo italiano, nonché la strategia, gli obiettivi e le azioni chiave, da condividere con tutti i soggetti istituzionali (Governo, Amministrazioni centrali, Regioni, Amministrazioni locali) ed economici interessati alle problematiche del settore. Il Piano è costituito da quattro documenti disponibili sul sito del Ministero delle Politiche agricole Alimentari e Forestali.

Tramite i bandi di attuazione del Programma di Sviluppo Rurale (PSR), è possibile svolgere un'azione importante per il recupero e la valorizzazione del settore castanicolo.